DEKART IL NANO (detto BOTTOM-UP)


Era una notte buia, fredda, di tempesta e di terrore, neppure la luna la allietava con la sua bianca presenza; i nani vigilavano senza riposo la mura di TANABIS la bella, il gioiello, il vanto di tutti i nani di Veldern, la multiturrita TANABIS, la città dalle porte di mithril e madreperla. Situata all'estremo nord del paese nelle lande desolate era il simbolo del rigoglio dei nani, era l'emblema della loro ricchezza e felicità, un punto di riferimento per tutti, meta di pellegrinaggi e tappa fondamentale per la conquista delle gelide ma ricchissime montagne del nord, ma il suo periodo d'oro volgeva ormai al termine. Gli orchetti dell'ORDA NERA (così si autonominavano) avevano atteso il lungo e rigido inverno del nord per stringerla d'assedio, quella sarebbe stata probabilmente l'ultima notte della città. Da lungo tempo si combatteva la guerra contro gli orchetti, iniziata con piccole scaramucce aveva portato morte e desolazione in tutta la regione, i nani avevano dovuto abbandonare una postazione dopo l'altra fino all'assedio della loro capitale, fino a questa tragica notte. Sugli spalti fra gli altri vi era un nano nel pieno dei suoi anni e della sua forza, Dekart, chiamato scherzosamente BOTTOM-UP per il suo particolare modo di colpire con l'ascia, dal basso verso l'alto, che raramente lasciava scampo al nemico; al suo fianco suo figlio Roy da poco giunto all'età matura, armato di un grande arco che lo rendeva un po' ridicolo per chi non l'avesse visto usarlo. Sul volto di Dekart le emozioni passavano veloci: ira, vendetta, tristezza, preoccupazione, terrore: difficilmente la città avrebbe resistito, tutto quello per cui aveva lottato stava per finire, la sua città sarebbe stata distrutta, la sua famiglia forse, la sua vita quella notte sarebbe cambiata per sempre.
Nelle gelide ore che precedono l'alba si scatenò l'attacco dell'orda nera, la maledetta, tutta la pianura era coperta da essa, il suolo tremò, le porte crollarono, Tanabis cominciò a bruciare. I nani però non arretrarono, gli occhi brillavano spietati, le scuri fendevano l'aria assetate di sangue, la battaglia infuriava selvaggia. Ebbe così inizio l'agonia di Tanabis, la battaglia durò a lungo, i morti furono migliaia ma nulla si poté opporre alla furia assassina dell'orda. Dekart chiuso in un angolo col figlio combatté a lungo finché non fu completamente coperto di sangue, cervella, pezzi di corpi e dopo essere stato ferito innumerevoli volte. All'improvviso un gigantesco orchetto si parò innanzi a loro e con un violento colpo di scimitarra staccò la testa a Roy; Dekart accecato dall'odio tranciò in due l'orco e lo continuò a colpire finché non fu un unico ammasso sanguinante, allore tornò in sè, vide che tutto era perduto e si lanciò alla ricerca della sua famiglia.
Trovò la moglie Rech e i figli Zhora, Priss e Lion vicino alla casa incendiata, senza dir nulla li prese con sè ed assieme si lanciarono in una disperata fuga. Aiutati dal fato e dalla forza della disperazione riuscirono ad uscire dalla città e cominciarono così un lungo e massacrante cammino attraverso le desolate lande del nord, incalzati dagli orchetti, dai lupi e perseguitati dal freddo e dalla fame; la fortuna però non li abbandonò, incontrarono altre due famiglie, riuscirono a procurarsi un po' di cibo e proprio all'inizio della primavera giunsero all'ingresso di una verde valle. Era molto boscosa, buia, intricata, ma essi la trovarono bella ed accogliente, vi entrarono e cominciarono ad esplorarla. L valle sembrava portare ad una montagna molto alta, bella, priva di vegetazione, una delizia agli occhi dei nani; essi cominciarono perciò ad avvicinarsi, ma per quanta strada facessero sembrava che la montagna fosse sempre alla stessa distanza. Capirono ben presto che un sortilegio li teneva lontani da essa, ma c'era qualcosa di famigliare in ciò, qualcosa di nanesco: con tutta la loro abilità e caparbietà di nani riuscirono a scoprire il segreto per raggiungere il monte e ormai all'inizio dell'estate giunsero alle sue pendici e lo chiamarono subito MONTE DELLA BUONA SORTE. Facilmente scoprirono la porta magica che ne chiudeva l'ingresso, con più fatica trovarono la parola giusta per aprirla e così entrarono. Trovarono un luogo abbandonato da secoli ma evidentemente abitato da nani, grande fu la loro gioia e dopo averla esplorata attentamente organizzarono una grande festa riaccendendo il grande fuoco de monte che riprese a fumare come aveva fatto secoli addietro. Inani lavorarono duramente ma allegramente per rendere splendida la montagna, dei vecchi abitanti non rimaneva traccia se non nella bellezza delle stanze, delle scale, delle finestre sulla valle; i nani più volte indirizzarono il loro pensiero a quei loro compagni misteriosamente scomparsi, ringraziandoli bene dicendoli ed eleggendoli loro numi protettori i Gynn della montagna. In una delle sale più interne, la più bella e grande un giorno casualmente trovarono una nicchia segreta, al suo interno una bellissima corazza di mithril; rimasero abbagliati a guardarla senza fiatare, poi la estrassero la ripulirono e indirono una riunione per decidere il da farsi. Molto può il mithril sul cuore di un nano, tutti desideravano l'armatura, si rischiava una lotta fra di loro. I nani però dimostrarono molta saggezza, erano in pochi, lontani dalla loro patria, non potevano permettersi di litigare, velocemente i tra capifamiglia decisero il da farsi: l'armatura sarebbe stata di tutta la comunità , simbolo della forza e del lavoro dei nani, custodita a turno dalle famiglie ed utilizzata da tutti a seconda delle necessità: ad esempio decisero di istituire delle pattuglie giornaliere per controllare l'accesso alla valle, il capo pattuglia avrebbe indossato l'armatura. Tutti furono d'accordo e quello che poteva essere un pericolo per loro divenne simbolo di unità: mai un nano aveva rinunciato volontariamente al mithril.
Passato qualche tempo decisero di organizzare una spedizione per vedere cosa era rimasto di Tanabis e cercare qualche eventuale superstite. Tornarono dopo qualche mese, i volti tristi, gli animi sfiduciati: niente era rimasto dell'antico splendore, gli unici superstiti sembrava fossero loro. Decisero così di abbandonare le vecchie insegne della porta e delle torri e lasciarono all'ingresso della valle uno scudo, se un nano fosse passato di lì avrebbe capito e li avrebbe cercati; non fu difficile sciegliere un nuovo emblema: la montagna con la luna piena. Circa un mese dopo uno sventurato gruppo di orchetti vide lo scudo e pensò ingenuamente di portare a termine lo streminio dei nani; furono però visti da lontano, raggiunti, accerchiati e massacrati. Da quel giorno all'ingresso della valle non vi fu più solo lo scudo ma anche la testa sfracellata del capo orchetto e la valle venne chiamata VALLE INSANGUINATA.
Passarono così lunghi anni di serenità, la comunità crebbe, la montagna divenne sempre più bella, il fumo si alzava incessante dalla sua cima. Il nostro nano Dekart era ormai anziano, molto forte, saggio, ma ormai non più molto agile, i reumatismi si facevano sentire, ormai passava la maggior parte del tempo a dare consigli e a raccontare storie ai nipotini. Dall'uccisione del figlio Roy aveva giurato di non usare ma un arco, ma di uccidere tutti gli orchetti a colpi di scure, dopo il massacro degli sventurati orchi l'ascia di Dekart era servita più che altro a tagliare gli alberi, il dolore per la perdita del figlio si era attenuato, la saggezza aveva preso il sopravvento sulla vendetta, regalato un arco a Lion il sorriso era tornato sulle sua labbra, la pipa continuava a fumare nella sua bocca e il popolo della montagna diceva che il nano e il monte si assomigliavano sempre di più.

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