La leggenda di Tyrolia

In principio c'era solo la Triade e nient'altro. Pur essendo in tre un po' si annoiava e così cominciò a creare: l'universo, i pianeti, le stelle e poi gli dei minori. Tanti ne crearono, uno per ogni stato d'animo, uno per ogni pensiero, uno per ogni stella. Fra questa moltitudine ve ne era uno in particolare Tyrolia, un dio, se così possiamo dire, buffo: socievole e compagnone a volte, scorbutico e intrattabile altre. Come molti di loro girava per l'universo e un giorno capitò su Veldern. Subito s'innamorò di quella terra stupenda e cominciò ad esplorarla; altri dei si trovavano lì e Tyrolia cominciò a frequentarli. Un giorno di quelli in cui era intrattabile, mentre giocava a carte Tyrolia si infuriò enormemente con un dio degli elfi perchè secondo lui barava e se ne andò sbattendo la porta. Per essere sicuro di restare da solo salì sulla montagna più alta di Veldern, coperta di neve e lì si sedette; dopo qualche tempo, sbollita la rabbia, decise di scendere a valle ma si era congelato le gambe: al primo passo cadde e rotolò fino in fondo. Lo fermò un gigantesco albero che crollò rovinosamente al suolo per la forza dell'urto. Tyrolia si alzò di scatto e mentre stava per imprecare in tutte le lingue conosciute, guardando l'albero crollato, ebbe un'idea folgorante: prese due pezzi di legno piatti se li legò ai piedi e inventò così gli sci.
Un bel giorno la Triade decise di andare a vedere cosa facevano i suoi figli nell'universo, giunse così anche da Tyrolia e rimase colpita: Tyrolia non faceva nulla se non sciare e fumare; gli rivolse allora la parola: "Tyrolia tu non fai niente a parte sciare e fumare, come mai?". Tyrolia però quel giorno non era socievole, disse sgarbatamente: "Cosa vuoi da me, vai via!" e sbatté‚ la porta. La Triade si allontanò sorridendo.
Il giorno dopo Tyrolia dimentico dell'accaduto uscì per sciare quando vide sulla sua montagna un essere buffo, piccoletto, col naso grosso, una lunga barba; era sicuro di non averlo mai visto ma gli ricordava qualcosa; appena l'essere lo vide gli corse incontro si gettò ai suoi piedi e disse: "Salve Padre!", molti altri sbucarono da ogni dove inchinandosi e dicendo: "Salve Padre!". Dopo un attimo di perplessità Tyrolia capì cosa gli ricordavano: lui! gli erano molto simili a parte gli sci. Si avvicinò allora ad un albero lo abbatté‚ prese due pezzi di legno piatti e li legò ai piedi del nano più vicino regalando così gli sci al suo popolo.
Dopo qualche tempo Tyrolia chiamò a raccolta tutti i nani e rivolse loro queste parole: "Cari nani debbo andarmene, ormai vi ho insegnato tutto quello che sapevo fare: sciare e fumare, siete capaci di andare avanti da soli, voi siete piccoli ma resistenti e testardi vi lascio senza timore ma una cosa vi prometto: torneremo a sciare assieme" e scomparve.
E così mentre gli dei degli uomini sembra siano al loro servizio, e gli elfi sembrano essi stessi dei, il dio dei nani è da qualche parte a sciare.

(da "La leggenda di Tyrolia" come
la raccontò Dekart agli amici nelle
terribili colline dei non m

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