GURTANG (ovvero come venni in possesso di una spada infedele)

Mi svegliai di soprassalto con un urlo, poi guardai attorno a me una stanza sconosciuta, le pareti ricoperte di simboli magici. "Queste dunque sono le Aule di Mandos" mi dissi, mentre con le mani toccavo il lenzuolo posto sotto di me, molto morbido e fresco al tatto; tentai di sollevarmi a sedere ma non vi riuscii, allora una mano mi si appoggiò sulla fronte e una voce soave mi disse: "Torna a dormire Kyra e non preoccuparti, al tuo risveglio capirai molte cose". Caddi così in un profondo sonno senza sogni.
Ero di nuovo sveglio, restai però immobile e ad occhi chiusi, mi sentivo meglio dell'altra volta, ma soprattutto mi sentivo molto "vivo"; è vero che a Ghil-Ris-Tor mi avevano insegnato che noi non moriamo come gli umani, passiamo nelle Aule di Mandos senza traumi senza dolore, però mi sentivo molto "vivo". Aprii gli occhi e mi sollevai a sedere e vidi lì vicini a me il mio grande amico Silvano, notò subito la mia espressione perplessa e mi disse: "Kyra ce l'hai fatta, la prova è stata dura per tutti, ma tu sei anche uscito dal paese dei sogni e sei stato colpito a morte, così ci ha detto il Mago di Yor, e disperavamo ormai, ma la magia è potente a Ghil-Ris-Tor, Yor è grande e la morte non sempre è un insuccesso nelle nostre prove.
Allora mi ricordai tutto, mi alzai e piangendo abbracciai Silvano e restammo a lungo così.
Mi vestii con le verdi vesti dei discepoli dei maghi e accompagnato da Silvano mi recai nella stanza delle riunioni dove mi attendevano il maestro e gli altri discepoli. "Ora ci siete tutti -disse il maestro- possiamo quindi iniziare. Voi che siete qui avete superato tutti la prova dei sogni e mi voglio congratulare, non è da tutti infatti.
Allora ci guardammo attorno e notammo che mancavano molti di noi, molti dunque non ce l'avevano fatta. A quel punto un discepolo si alzò e disse: "Maestro spiegami una cosa, molti di noi non sono più qui ed alcuni erano miei veri amici, eppure non provo rimpianto né dispiacere, né mi sento migliore di loro, come mai?". "Vedi - rispose - tu stai cominciando a capire veramente la magia, in essa non c'è posto per migliori o peggiori, non tutti sono chiamati alle stesse cose, c'è bisogno del maestro, del capomaghi, come del veggente o dell'incantatore, e c'è l'elfo guerriero e l'uomo di legge, c'è il neutrale e il buono, ognuno segue la sua strada e il fatto di essere in pochi non autorizza a pensare di essere i migliori; pensa se tutti diventassero sommi maghi: il sommo elfomago è uno solo non perchè è il migliore ma perchè a questo è chiamato". Allora il capomaghi ci invitò a raccontare la nostra avventura nel mondo dei sogni e così io raccontai di come ero stato un drago e un mendicante e un vecchio e un giovane, di come mi ero comportato coraggiosamente o vilmente, parlai di paura e di vittoria e di come poi su invito del Signore dei Sogni ero tornato nel mondo reale e di come aiutando i miei amici ero stato colpito a morte dalle guardie del malvagio Landricteria. Dopo che ognuno di noi ebbe raccontato la sua storia, soddisfatti tornammo alle nostre occupazioni e alla nostra preparazione da elfi maghi.

Passato diverso tempo, ormai abbastanza avanti nella nostra preparazione fummo tutti convocati nella sala delle riunioni: erano presenti tutti gli elfi di Ghil-Ris-Tor ed alcuni che non avevamo mai visto. Già da alcuni giorni si respirava un'aria di tensione e circolavano notizie di attacchi alla foresta di Eldairen provenienti da nord e si vociferava di draghi e di potentissimi maghi e chierici malvagi. Quando prese la parola il sommo elfomago non fece che confermare i nostri sospetti. "Cari elfi maghi -disse- un grosso pericolo ci sovrasta, questo nobile elfo è venuto qui per avvisarci e gli lascio quindi la parola per spiegare esattamente la situazione". Si alzò allora lo sconosciuto elfo, era molto alto e nobile e disse: "Io sono Ailchkir della città di Golin all'estremo nord, come sapete la zona settentrionale del bosco è stata attaccata dal nemico e noi abbiamo creato la barriera di protezione, ma ora la situazione è critica, siamo riusciti a scoprire che il comandante dei nemici è un potentissimo mago nero che si fa chiamare Nagrak "il sanguinario" con lui combattono umanoidi, troll dei ghiacci e potenti creature volanti forse draghi, la barriera non resisterà a lungo; le nostre spie sono riuscite a fornirci una pianta dell'accampamento di Nagrak e noi siamo venuti qui a chiedere il vostro aiuto".
Detto questo si sedette fra la costernazione di noi tutti, la sue parole ci avevano molto colpito, nella nostra isola ci sentivamo liberi, felici e al sicuro da tutto ed ecco che ora il pericolo era lì a portata di mano. Si alzò Yor e cominciò: "Abbiamo studiato a lungo la situazione e l'unica soluzione possibile ci è parsa l'uccisione di Nagrak, alcuni elfi di noi dovranno recarsi nell'accampamento, saranno teletrasportati lì vicino, coperti da molti e potenti incantesimi potranno arrivare non visti da Nagrak e ucciderlo. La missione è molto pericolosa e la possibilità di successo scarse, chi si offre di voi sappia a cosa va incontro". Con queste parole fu aggiornata la seduta e tutti ci avviammo tristemente a passeggiare per Ghil-Ris-Tor per prendere una decisione così grande. Dopo pochi passi fui raggiunto da Silvano che mi disse: "E'inutile che perdiamo tempo andiamo da Yor, questa missione è per noi, fra i giovani siamo i più preparati ed era uso nei tempi antichi terminare il corso con un'impresa memorabile...sono contento che ci capiti questa opportunità". Rafforzato da queste parole andai con Silvano, e assieme ad altri dieci compagni fummo scelti per la missione. Per tre giorni rimanemmo chiusi nella torre di Ghil-Ris-Tor mentre tutti i maghi più potenti intessevano incantesimi e noi studiavamo e ci preparavamo. Alla fine dei tre giorni eravamo pronti, Yor fece un cerchio con la sabbia intorno a noi, vestiti di stoffe elfiche ed armati del sacro pugnale con lo stemma della propria casa. Iniziò allora un lungo incantesimo salmodiato all'unisono dai maghi e prima dell'ultima parola Yor disse: "Ricordate, il pericolo è solo dentro di voi", e mi sembrò che mi guardasse intensamente. Improvvisamente ci trovammo ai bordi dell' accampamento di Nagrak. Era una notte buia, la nubi ricoprivano completamente il cielo, nell'accampamento c'era molto rumore e parecchi fuochi accesi; senza neppure guardarci ci avviammo verso di esso: ognuno sapeva dove doveva andare; eravamo invisibili ed anche senza incantesimi difficilmente qualcuno ci avrebbe visto nei nostri abiti cangianti.
La paura mi serrava la gola, alzai lo sguardo al cielo ma le nubi mi impedivano la vista di Kyrbalin, strisciai furtivo di fianco ad alcune sentinelle che non mi notarono e cominciai a vagare per il campo. Non sapendo esattamente dove era Nagrak ognuno di noi aveva un settore da esplorare; solo la tensione mi portava avanti, il racconto degli orrori compiuti da quegli eserciti armava la mia mano di cattiveria, il pugnale brillava avido di sangue orchesco.
E' strano camminare in un incantesimo ti senti come ubriaco e puoi seguire solo l'istinto; giunsi così ad una tenda, bella grande e sorvegliata da quattro umanoidi giganteschi, scivolai all'interno: era vuota ma al centro su un cuscino giaceva una bellissima spada, la sua lama era nera come l'elsa, sembrava assorbire la luce delle torce e un'aura di malvagità la circondava. Fui attratto irresistibilmente, dimentico della missione, gettai il pugnale ed afferrai la spada; fui percorso da un brivido di malvagità e pensieri omicidi mi vagarono per la mente: uscii dall'apertura principale e con pochi colpi uccisi gli ignari umanoidi mentre la spada sembrava bevesse il loro sangue. Vagando e uccidendo silenziosamente giunsi a quella che indubbiamente doveva essere la tenda di Nagrak; entrai e contemporaneamente vidi sbucare altre undici teste, inspiegabilmente eravamo giunti lì assieme. Nagrak era seduto ad un tavolo, solo, stava scrivendo, ci avvicinammo invisibili e malvagi sicuri della riuscita dell'impresa, quando all'improvviso Nagrak si voltò verso di me, sembrò quasi captare la malvagità che mi circondava e in un lampo scomparve; un lungo urlo attraversò l'accampamento, molti squilli ed urla risposero e ci trovammo visibili; un immenso troll scoperchiò la tenda, la spada brillò di luce malvagia e selvaggia e quasi senza accorgermene colpii e uccisi il troll con un unico fendente. I compagni si strinsero a me e di corsa attraversammo il campo in subbuglio seminando morte e distruzione. Giungemmo trafelati al cerchio dove eravamo apparsi crollammo al suo interno e tutto si fece buio.
I giorni che seguirono a Ghil-Ris-Tor furono di grande amarezza e delusione, la missione era fallita, anzi forse avevamo peggiorato le cose, Nagrak conscio ora della nostra disperazione aveva lanciato un grande attacco, il cerchio era stato rotto, Golin rasa al suolo, molti elfi erano morti nel tentativo di difenderla e, vista ormai la fine, la guardia cittadina si era sacrificata per consentire agli altri di fuggire. Dopo lunghi e sanguinosi combattimenti fu fermata l'avanzata del sanguinario, il cerchio fu ricostruito, una pace densa di amarezza scese sul bosco di Eldairen. Noi dodici compagni della triste missione avremmo partecipato volentieri alla lotta anche per riscattarci, ma ci era stato proibito sia per farci riposare e continuare a studiare, sia perchè si temeva ci fosse fra noi un traditore. La spada nera intanto rimaneva al mio fianco, ero restio a disfarmene e nessuno aveva voluto toccarla. Giunta la pace fui convocato dal consiglio dei maghi e a lungo restammo nella torre per studiare la spada. Alla fine Yor trasse la conclusioni per tutti: "Ora sappiamo, e se l'ignoranza è la forza dello stupido la conoscenza è spesso il dolore del seggio. Questa è GURTANG "il ferro di morte" essa risale alle guerre dei draghi, noi elfi la costruimmo armati di buone intenzioni ma anche di superbia e di malvagità , essa è uno strumento di morte assai potente e come tale si è rivoltata contro i suoi creatori.
Noi elfi sappiamo che la violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci ma al tempo dei draghi eravamo disperati, questo è il più grande successo e il più grande fallimento degli elfi. E' tornata a noi in questo momento di pericolo e subito ha provocato morte e distruzione, speriamo possa essere utile a chi la porta. Qui Yor fece una pausa e mi guardò intensamente poi disse: "Kyra il consiglio ha deciso di affidarti GURTANG perchè troppo duro sarebbe per te distaccartene e perchè crediamo sia un segno del destino che sia capitata fra le tue mani , essa già in parte ti domina e in parte è dominata da te, tu giungesti qui buono e legato alle leggi e alle tradizioni della tua patria, stando qui avevi ampliato i tuoi orizzonti e la neutralità era ormai per te una scelta ovvia, fai in modo che questa spada non ti spinga alla malvagità e al caos. Come neutrale ma buono, come elfo e come mago sei stato scelto dalle imperscrutabili forze che ci governano ad essere il Mormegil il portatore della spada nera, uno strano destino ti circonda e così i tuoi amici, voi siete dei prescelti, da voi dipendono molte cose, ma il vostro futuro è oscuro anche per i veggenti più potenti. Ora va nel nome della Triade Suprema, di Esion dio della neutralità, di Kyrbalin figlia prediletta e svolgi fino in fondo la tua missione". Con questa sinistre parole finii il mio soggiorno a Ghil-Ris-Tor, luogo indimenticabile, sede suprema dello spirito elfico di Veldern. Me ne andai accompagnato da Silvano seguendo la vostre tracce, dopo varie peripezie ci lasciammo ed io mi imbarcai alla volta di Thiatis dove finalmente vi incontrai.

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